11 Set Libri in Cantina è anche… musicalmente
Scriveva il sommo Goethe: “Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia…”. Musica e poesia da sempre vanno a braccetto. Lo sapeva benissimo anche quel genio di Vivaldi che, a commento delle sue celebri “Le Quattro Stagioni”, inserisce dei sonetti da lui composti, uno per ogni stagione.
Libri in Cantina, per i vent’anni del festival nato per valorizzare la piccola e media editoria, sceglie uno slow profile: Lentamente ha infatti il passo lungo del pensiero che respira nella poesia. Non a caso uno degli ospiti d’onore è proprio Franco Arminio, il poeta dei luoghi. Ma Lentamente è anche l’estro armonioso, il guizzo virtuosistico che parte dallo strumento musicale e che ci porta a vagare con il cuore e la fantasia, immaginando quegli spazi che solo le note sanno evocare.
Poesia e musica vanno a braccetto perché ci trasportano verso un altrove: sono spunti da cui partire per un viaggio verso destinazioni fantastiche. Per questo Libri in Cantina sceglie di dare uno spazio importante alla musica. In questa edizione ascolteremo il maestro Paolo Zanarella il celebre “pianista fuori posto”. Il pianoforte del maestro verrà trasportato nel prato della terrazza del leccio al castello San Salvatore e le sue note avvolgeranno il maestoso scenario verde che si estende a perdita d’occhio. Zanarella ha una laurea in teologia, ma da quattro anni a questa parte si è trasformato nell’ ormai famoso “pianista fuori posto”. Musicista e compositore, si propone di portare la musica fuori dai soliti contesti abituali, raggiungendo con il suo pianoforte a mezza coda luoghi impensabili per un happening musicale, creando atmosfere uniche e surreali. La sua musica è un perfetto connubio tra il mondo musicale contemporaneo e la tradizione classica, i suoi brani carichi di improvvisazione regalano al pubblico emozioni inaspettate.
Ancora spazio alla musica con il concerto: “A passo di musica” che si terrà alla Chiesa del Carmine di Susegana. La Corale San Salvatore propone al pubblico un repertorio che spazierà nel folklore di tutto il mondo (Balcani, Medio Oriente, America Latina) e di tutte le epoche (dal Rinascimento alla contemporaneità); con una varietà di melodie e di ritmi che saranno accompagnati dai passi di danza degli allievi della scuola “Angeli Danza”. La corale, che prende il nome dallo straordinario complesso comitale che dal XIV sec. domina l’abitato di Susegana, si costituì ufficialmente nel 1981 e oggi raggruppa una trentina di coristi. La Corale coltiva e predilige la musica a cappella nella sua più ampia accezione. Il suo repertorio infatti comprende ogni genere musicale, dal canto gregoriano alla ballata, dalle laudi alla polifonia classica e moderna, dal pop italiano ed internazionale agli spirituals.
La prima effervescente giornata di sabato 5 ottobre per Libri in Cantina si concluderà alle 21.00 alla Chiesa del Carmine con lo spettacolo musicale multimediale della compagnia musicale “La Meridiana” dal titolo: “Mus#aico Slow Motion”. Saranno eseguiti brani di De Gregori, Mannoia, Dalla, Fossati e molti altri tra i brani più belli della musica d’autore italiana. Un’esperienza dei sensi accompagnata da una raccolta/pot-pourri di brani con i quali la compagnia musicale compone una colorata serata per viaggiare tra sogno e fantasia. Un Mus#aico di brani tratti dal vasto repertorio della musica d’autore italiana, con i quali come tante tessere, la Compagnia Musicale La Meridiana compone per lo spettatore una serata colorata con musica fatta di nuova vita e nuove sfumature. Tessere che toccano emozioni e ricordi che, con armonie variopinte, portano lo spettatore a compiere un volo tra la fantasia e il sogno.
Sono diversi e strutturati gli appuntamenti musicali in programma per domenica 6 ottobre. In Chiesa del Carmine a Susegana avremo degli intermezzi con musica da camera.
Dalle ore 11.00 alle 12.00 si esibiranno Claudia Lapolla, al violino e Marina Miani al pianoforte. Le due soliste eseguiranno di Mozart Sonata in si bemolle maggiore KV 454 per pianoforte e violino e di Beethoven Sonata in fa maggiore op. 24 “La Primavera” per violino e pianoforte.
Tra le non molte Sonate per violino e pianoforte composte da Mozart nel decennio viennese (1781-1791) se ne distinguono tre che vanno senz’altro annoverate fra i suoi massimi capolavori, come questa in si bemolle K. 454, composta per la violinista italiana Regina Strinasacchi e datata 21 aprile 1784. Il 24 aprile 1784 Mozart scriveva al padre: «Abbiamo qui la celebre mantovana Strinasacchi, una eccellente violinista. Le sue esecuzioni eccellono tanto per buon gusto che per sentimento. Al momento sto proprio scrivendo una Sonata che suoneremo in teatro giovedì prossimo in occasione della sua accademia». Il concerto ebbe luogo il 29 aprile al teatro di Porta Carinzia, presente l’imperatore Giuseppe II. E von Nissen ci informa, stando alla testimonianza di Costanza Mozart, diventata successivamente sua moglie, che il musicista aveva avuto appena il tempo di fornire la sera avanti la parte di violino alla Strinasacchi, e che improvvisò quella pianistica sulla base di pochi appunti. Fra le sonate per violino e pianoforte della maturità, quella in si bemolle si distingue per una certa vernice virtuosistica. L’equilibrio del duo strumentale è mirabile fin dal Largo introduttivo: Mozart propone una diversa tinta rispetto al cantabile lineare del violino: tocchi squisiti e folgorazioni dove le pene quotidiane sono sospese.
L’interesse di Beethoven per il duo di violino e pianoforte risale ai primissimi anni di Bonn quando, appena tredicenne, iniziò la composizione di una Sonata in la maggiore lasciata incompiuta. Giunto poi a Vienna nel 1792, aspettò alcuni anni prima di pubblicare la sua prima raccolta di Sonate – le tre Sonate op. 12 dedicate ad Antonio Salieri e pubblicate da Artaria nel 1799 – e nel frattempo si cimentò con lavori minori come il Rondò in sol maggiore e le Variazioni sul tema di “Se vuol ballare” dalle mozartiane Nozze di Figaro. Le tre Sonate dedicate a Salieri aprono l’importante serie delle dieci Sonate beethoveniane al cui vertice sta senza dubbio la monumentale Sonata a Kreutzer (1802-03) ma che comprende autentici capolavori come la Sonata in la minore op. 23, “La Primavera”, la Sonata in do minore op. 30 n. 2 nonché l’ultima affascinante Sonata in sol magiore op. 96. Tutti questi lavori mettono di fronte, a volte drammaticamente, i due strumenti in una sorta di competizione – si pensi alla Sonata a Kreutzer, ma non solo – che spesso amplifica il dualismo motivico antagonistico che è alla base della concezione sonatistica beethoveniana. Anche un’opera apparentemente idillica e “mozartiana” come La Primavera non sfugge a quella tensione fra i temi e fra gli strumenti, senza beninteso arrivare al parossismo della Sonata, a Kreutzer. Inizialmente la Sonata doveva essere pubblicata insieme con la Sonata in la minore op. 23, anch’essa dedicata al conte Moritz von Fries, amico e mecenate di Beethoven. Il ripensamento è da attribuire probabilmente all’intenzione di valorizzare al meglio la Sonata in fa maggiore, ricca di novità assai rilevanti nel percorso beethoveniano, come ad esempio l’introduzione dello Scherzo, e subito ammirata incondizionatamente da intenditori e dilettanti (il titolo di Primavera, dovuto all’editore Mollo di Vienna che la stampò nel 1802, le si attaglia benissimo).
Gli intermezzi con musica da camera proseguono quindi nel pomeriggio alle ore 16.30 – 17.00 – 17.30. In scena Claudia Lapolla, violino; Luca Talassi, violoncello; Marina Miani, pianoforte. Il trio propone al pubblico musiche di Clementi e Casella; composizioni di Castelnuovo Tedesco e infine il Trio n. 1 in do minore op. 8 per violino, violoncello e pianoforte di Shostakovich. Il repertorio musicale che comprende musiche di Muzio Clementi, Alfredo Casella, Mario Castelnuovo-Tedesco e il “Trio n. 1 in do minore op. 8 per violino, violoncello e pianoforte di Dmitrij Šostakovič abbraccia un vasto arco temporale e stilistico, che va dal classicismo di Clementi al modernismo di Šostakovič. Tuttavia, ci sono elementi di continuità e connessione che rendono interessante l’accostamento di queste composizioni. Muzio Clementi (1752-1832) rappresenta il passaggio dal classicismo al primo romanticismo. La sua musica per pianoforte, in particolare le sonate, è stata fondamentale nello sviluppo della tecnica pianistica e ha influenzato compositori successivi come Beethoven. Alfredo Casella (1883-1947), appartenente alla generazione dell’impressionismo e del neoclassicismo, è stato uno dei principali esponenti della rinascita musicale italiana del Novecento. La sua musica riflette un dialogo con il passato, in particolare con i classici italiani ed europei, ma reinterpretato attraverso un linguaggio moderno. Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968), compositore del XX secolo, è noto per il suo contributo alla musica per chitarra e per le influenze della cultura ebraica nella sua opera. Le sue composizioni spesso fondono il linguaggio tradizionale con nuove forme espressive, con un’attenzione particolare alla melodia e al colore. Dmitrij Šostakovič (1906-1975) è stato uno dei compositori più importanti del XX secolo. Il suo Trio n. 1 in do minore op. 8 è una composizione giovanile, ma già dimostra la sua capacità di combinare il linguaggio romantico con una profondità emotiva e una tensione che preannuncia i drammi storici e personali che segneranno la sua opera matura.
Tutti questi compositori, pur provenendo da epoche e contesti differenti, mostrano un’attenzione particolare per la tradizione e, allo stesso tempo, un desiderio di innovazione. Clementi, ad esempio, ha ampliato le possibilità espressive del pianoforte, mentre Casella e Castelnuovo-Tedesco hanno cercato di coniugare la tradizione italiana con le tendenze musicali moderne. Šostakovič, sebbene più radicale, è profondamente radicato nella tradizione russa e classica, ma la sua musica è carica di una tensione innovativa e di una profondità emotiva che lo rende unico. Le opere di questi compositori spesso esplorano sentimenti interiori, che vanno dalla contemplazione all’angoscia. La musica di Clementi, pur classica nella forma, contiene momenti di grande espressività e virtuosismo. Casella e Castelnuovo-Tedesco, pur con linguaggi differenti, cercano una connessione emotiva con il pubblico attraverso melodie evocative e armonie raffinate. Šostakovič, nel suo Trio, esprime una profonda malinconia e introspezione, che diventeranno tratti distintivi del suo stile. Queste composizioni mostrano l’evoluzione del linguaggio musicale dal tardo Settecento fino al XX secolo. Clementi rappresenta un punto di riferimento per la scuola pianistica, mentre Casella e Castelnuovo-Tedesco rappresentano il rinnovamento della musica italiana con influenze europee. Šostakovič, infine, mostra l’evoluzione verso un linguaggio moderno, segnato dalle difficoltà storiche e personali del suo tempo. Tutti questi brani, pur appartenendo a epoche diverse, condividono una ricerca di profondità emotiva e di espressività, rendendo il programma coerente dal punto di vista dell’esperienza dell’ascolto. Se si considera il Trio di Šostakovič come una pietra miliare nella forma del trio per pianoforte, violino e violoncello, le altre composizioni, sebbene non siano tutte per trio, rappresentano comunque tappe significative nell’evoluzione del linguaggio strumentale che conduce alla modernità. Questo repertorio offre una visione panoramica della musica occidentale attraverso lenti stilistiche e temporali diverse, ma unite da un filo conduttore che è la continua ricerca di espressività, innovazione e dialogo con la tradizione.